Jimi Hendrix suona a fianco di Mick Jagger con i Rolling Stones ed un occhio guardingo sbircia la scena da una tastiera di un pianoforte mentre un libro esce dal suo scaffale per raggiungere un lettore comodamente seduto sulla sua poltrona.
Non è un sogno psichedelico ma il risultato di una campagna a suon di spray e bombolette per contrastare con i loro stessi mezzi chi i muri li imbratta. Non è una battaglia ma un’apertura. Non é una contrapposizione ma un porgere la mano. Si tratta di dare fiducia ai giovani dando loro spazi per potersi esprimere. Far sì che non manifestino il loro disagio attraverso rabbia ed atti vandalici ma veicolino questi sentimenti in atteggiamenti costruttivi e positivi.
Siamo a Milano. Da piazza Duomo andando verso la nuova Darsena si percorre prima via Torino per poi deviare leggermente sulla sinistra. Superate le colonne di San Lorenzo i più attenti noteranno che al di sopra delle tradizionali scritte toponomastiche sono stati aggiunti altri cartelli che riportano “Via dell’ironia” con sottotitoli come “E… l’apatia se ne va via” o “non è una conseguenza, è una necessità” oppure targhe riportanti un semplice rebus che risolto dà proprio il nome della via: Corso di Porta Ticinese.
Se ci passate in una normale giornata lavorativa, col via vai della gente e le saracinesche sollevate, si rischia di attraversare la zona senza nemmeno rendersi conto che di fatto qui c’è qualcosa di strano. Se però capita di passare da queste parti alle prime luci dell’alba, beh, allora è impossibile non accorgersi che non siamo affatto in un quartiere come gli altri. Tra il numero civico 67 ed il 69 la presenza di una serie di scritte ben allineate sui muri vi faranno capire che siete arrivati alla meta. Nel caso aveste ancora qualche dubbio alzate lo sguardo per controllare l’insegna del negozio: “Laboratorio Valentina t’am t’am”. Come suggerisce il nome, pare sia proprio qui il cuore pulsante di questa forma di pensiero che ha poi coinvolto buona parte dei commercianti e degli abitanti della zona.
Lo scopo è quello di rendere più piacevole un quartiere e strappare un sorriso ai passanti, “perché i muri alla fine appartengono a chi li guarda” e non solo a chi li imbratta. Il contrasto è davvero netto, specialmente quando li trovi affiancati: scritte degradanti da una parte e queste opere d’arte dall’altra.
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