Columbia Icefield. Letteralmente campo di ghiaccio ed infatti si tratta del più vasto ghiacciaio delle Rocky Mountains. Sorge sulla continental divide ed è diviso in tre grandi sotto-ghiacciai ognuno dei quali alimenta un fiume che scende su un versante diverso e sfocia infine in un mare diverso.
Wow, vuoi non visitarlo?
Peccato che la stessa domanda se la siano fatta anche le migliaia di visitatori che nella prima settimana di agosto hanno attraversato le montagne rocciose canadesi.
Facciamo un passo indietro
Alcuni anni fa a Milano sono state allestite un paio di mostre fotografiche dal titolo Italia Inside Out e in una di queste erano esposte delle fotografie di Martin Parr, autore che all’epoca non conoscevo e il cui lavoro sottovalutai a causa della mia naturale propensione a fotografare i luoghi turistici come fossero ideali. Forse anche perché è così che li vorrei trovare. In realtà molti, ormai troppi, hanno perso questo loro fascino a causa della presenza di numerosi turisti. Martin Parr fu uno dei primi a rendersene conto e a mostrare esplicitamente questo aspetto. Come insegna Hans Rosling nel suo libro Factfulness “Gli errori dovrebbero suscitare curiosità anziché imbarazzo” per cui non mi vergogno nel dire che ne feci uno veramente grosso. Lo capii solamente quando, frequentando il corso di linguaggio fotografico, studiai più in dettaglio un reportage di Martin Parr. Fotografo della Magnum, con le sue immagini ironiche e un po’ kitsch ha descritto in modo originale l’umanità in modalità “vacanza” accostando la bellezza di rinomate mete turistiche con la denuncia dell’invasione turistica di massa. Ecco, appunto:
Invasione turistica di massa!
Io il Canada me lo immaginavo davvero selvaggio. E così quando ho prenotato l’escursione per metter piede sul ghiacciaio di Athabasca arrivandoci con un mezzo super fuoristrada con pneumatici enormi, non immaginavo di dover condividere questa esperienza con altre centinaia di persone. Avrei potuto anche intuirlo giudicando dal sito di prenotazione ma credo di aver sperato fino all’ultimo di trovare qualcosa di diverso da quello che in realtà è stato.
Dopo aver messo piede nel centro visitatori del Columbia Icefield mi è sembrato di esser giunto al terminal per le partenze delle navi da crociera. Gente che si muove velocemente avanti e indietro e speaker che annunciano le partenze imminenti. Si parte all’incirca ogni 15 minuti, sic! I bus fuori-strada sono lì, in fila e uno dopo l’altro raggiungono il ghiacciaio scaricando il loro carico di turisti che, noncuranti dei pericoli e armati di aste da selfie si immortalano nelle pose più strane.
Così, al posto di mettermi a fotografare le meraviglie di madre natura penso a Martin Parr e mi metto a fotografare i turisti.
Mai come in questo luogo, la bellezza del posto passa in secondo piano.
Per fortuna, riprendendo la macchina in direzione Jasper, sono bastati una cinquantina di chilometri, per risollevare il morale con l’avvistamento di una mamma orsa coi suoi due cuccioli che camminavano a bordo strada! Giornata quasi da dimenticare recuperata in extremis!
Leggi anche gli altri post sulle montagne rocciose canadesi.
Questa storia partecipa al concorso Win a Photography Trip to Mongolia di WorldNomads. La puoi vedere cliccando qui.
Info Utili
sito internet: https://www.banffjaspercollection.com/attractions/columbia-icefield/experience/
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