La sua telecamera lo stava inquadrando mentre un po’ ad occhio nudo e un po’ attraverso il binocolo si stava gustando quello spettacolo irreale. Nel sonoro, in sottofondo, era facilmente distinguibile una raffica di click che si presentava con regolarità. Aveva delegato alla reflex, pilotata via computer dal software Eclipse Orchetrator, il gravoso compito di documentare quell’evento. Lorenzo Comolli, uno tra i migliori astrofotografi italiani, in quell’occasione si trovava
in Libia per l’eclissi di sole del 29 marzo 2006. Quel filmato e il suo resoconto, all’epoca, mi colpirono così tanto che prima di partire per l’avventura della grande eclissi americana del 21 agosto di quest’anno (2017) decisi di emulare quell’esperienza. Così, completamente a digiuno di fotografia astronomica tramite computer, iniziai a fare qualche domanda direttamente a Lorenzo. Ahimè, e già ne ero ben conscio, l’equipaggiamento tipico di un’atrofotografo che si rispetti consta di una reflex Canon ed un PC con sistema operativo Window. La mia dotazione consisteva di una reflex Nikon ed un pc Mac. Sicuramente avrei dovuto trovare una valida alternativa a quel Eclipse Orchestrator che era progettato per girare sotto Windows.
Dopo una prima serie di ricerche riuscii a scovare una simpatica applicazione per smartphone che prometteva, per una qualsiasi eclissi, di pilotare in remoto la propria reflex. Purtroppo la mia non era ancora supportata. Sarebbe stato un colpaccio perché avrebbe significato sgravare il bagaglio a mano del peso del pc portatile. Le ricerche dunque continuarono e mi condussero dritte dritte verso Solar Eclipse Maestro. Software gratuito e per Mac. Non esitai nemmeno un secondo, lo scaricai e ci iniziai a giocare. Era quello che stavo cercando. Si trattava solamente di dirgli quando e come scattare. Già, non fosse che per un’eclissi occorre tenere presente fasi parziali, grani di Baily,anello di diamante,protuberanze,cromosfera, corona interna, media, esterna,dettagli lunari, tempi che variano da 1/4000, 1/2000, 1/1000, e via fino a 1,2, 4 secondi e poi ISO 100, 200, 400. Insomma, quel “solamente” sembrava più complicato del previsto. Oltretutto non bisognava dimenticarsi della trasparenza dell’aria, della possibile presenza di nubi o foschie, dell’altezza del sole sull’orizzonte. Per fortuna Solar Eclipse Maestro fornisce anche una buona stima di tutti questi parametri.
Trascorsi svariate serate a preparare la sequenza di scatti e qualche week end a testare ed affinare il tutto. L’equipaggiamento era pronto:
- reflex full frame d750 con obiettivo 70-200 + moltiplicatore di focale per arrivare a 400 mm: un campo abbastanza vasto da includere tutta la corona solare
- cavalletto sufficientemente robusto
- astroinseguitore Vixen Polarie trovato di seconda mano su ebay proprio qualche settimana prima
- cavetto usb per collegare il Mac alla reflex che, per le macchine Nikon, non è di quelli standard
Le prove di tenuta delle batterie avevano evidenziato qualche problemino e così per non incorrere in brutte sorprese decisi di montare anche il battery grip (batteria supplementare). Per il PC settai la luminosità dello schermo al minimo e una bassa risoluzione video. Tutto sembrava funzionare. Per lo meno non vi erano problemi con le coordinate GPS del luogo nel quale avevamo ipotizzato di sostare. Si trattava dunque di inserire le reali coordinate ma questo si sarebbe potuto fare solo il 21 di agosto.
Ho utilizzato il verbo “avevamo” al plurale perché In occasione di questa eclissi decisi di seguire fedelmente le orme di AGAMATOUR, tour operator col quale collaboro da alcuni anni. Loro, sotto l’attenta guida di Corrado Lamberti, fin dai tempi in cui era redattore de l’Astronomia hanno sempre organizzato viaggi astronomici e anche questa volta non sono stati da meno. Con la spedizione TATANKA 2017 hanno portato sul suolo americano il gruppo più numeroso proveniente dall’Europa: 2 bus per un totale di 104 persone tra le quali illustri astrofotografi, giornalisti scientifici e personaggi di spicco dell’astrofilia italiana.
Il viaggio partiva da Las Vegas, attraversava 7 stati e 7 parchi nazionali per concludersi a Denver in Colorado. La notte prima dell’eclissi era stata ovviamente pensata in un hotel all’interno della fascia di totalità a pochi chilometri da Riverton nel Wyoming. Ironia della sorte qualche mese prima della partenza e senza preavviso l’albergo che avrebbe dovuto ospitarci decise di chiudere i battenti. Così il 20 agosto, in arrivo dallo Yellostone National Park, approdammo al Sunset Inn di Worland uno sperduto paesino del Wyoming appena fuori dalla fascia di totalità.
Assieme ad una task force trascorsi quel pomeriggio incrociando dati meteo di tutti i siti che avevamo a disposizione ed il verdetto finale fu che sarebbe stato opportuno spostarsi rispetto al terreno che avrebbe dovuto ospitarci e che già da mesi era stato preventivamente affittato. Il Wyoming, infatti, è un’enorme distesa per lo più disabitata che offre svariate opportunità di sosta in qualsiasi posto a bordo strada. Detto questo non si può dimenticare che ogni terreno possiede anche un legittimo proprietario e trovandoci in uno fra gli stati più conservatori degli Stati Uniti non è così remota la probabilità di trovare un simpatico cowboy armato di fucile che cerchi di proteggere il suo terreno dall’invasione di un centinaio di europei armati di occhialini e telescopi.
Così il punto prescelto venne spostato di qualche cm più a destra sulla mappa. Un’area di sosta per camion non meglio precisata tra Riverton e Casper.
Un brivido freddo mi percorse la schiena. Quei pochi centimetri avrebbero potuto significare una enorme tragedia. Avevo infatti calibrato con precisione quasi chirurgica tutti i click della macchina fotografica andando ad occupare tutti quei 2 minuti e 30 secondi che avevo a disposizione. L’essersi spostati sulla mappa voleva dire avere a disposizione un tempo di totalità differente. Per fortuna quei pochi centimetri erano stati scelti nella direzione corretta, leggermente più a nord e verso est e questo significava andare incontro alla zona di massima durata. Il risultato finale fu quello di avere esattamente la stessa durata di eclissi.
Il giorno seguente ci svegliammo alle 4. Tutti pronti sul bus per percorrere quei 130 km che ci separavano da quella piazzola di sosta sulla statale 26. La singhiozzante accensione del motore fece trasalire tutti i partecipanti ma dopo qualche secondo ci mettemmo regolarmente in marcia. Quello che, fino a qualche minuto prima, era solo un puntino sulla mappa di Google si rivelò essere il punto ideale per l’osservazione. Arrivammo con estremo anticipo e trovammo solo qualche americano che aveva deciso di trascorrervi la notte per aggiudicarsi il posto senza grosse preoccupazioni.
Ebbi tutto il tempo di preparare la mia attrezzatura e, alla fine, di inserire le fatidiche coordinate GPS facendo così partire il conto alla rovescia. Questa volta si faceva sul serio, quei secondi che trascorrevano erano realmente in diretta e non più una simulazione al computer. Me ne accorsi a 30 secondi dall’inizio della parzialità (il primo contatto) quando la mia macchina iniziò la sua serie di scatti. Ad un minuto dalla totalità iniziarono le sequenze più complicate e mentre la d750 e il Mac lavoravano al mio posto, io col binocolo in mano mi stavo gustando quello spettacolo proprio come nel filmato che avevo visto qualche anno prima.
Metà del lavoro era stato fatto ma rimaneva l’elaborazione di tutte quelle immagini. A questo punto entrò in scena Daniele Cipollina (foto qui sotto),
uno degli autorevoli compagni di viaggio e coautore assieme al già citato Lorenzo del manuale : Guida pratica all’astrofotografia digitale
Grazie ai suoi preziosi consigli e alla guida pratica di Fred Espenak (noto astrofotografo americano) noto anche col soprannome Mr Eclipse è stata elaborata l’immagine di apertura di questo post dove sono visibili i dettagli della corona e della luna ed un paio di protuberanze della fase di uscita dell’eclissi.
Per gli addetti ai lavori si tratta della composizione di 3 immagini:
- una somma HDR (tramite apposito comando di Photoshop) di 8 foto della corona da 1/250 a 2 secondi, preventivamente elaborate con la tecnica di Fred Espenak
- una somma di 8 foto da 0,5 secondi e 8 da 1 secondo per i dettagli lunari
- una singola foto da 1/500 di secondo per le protuberanze
anello di diamante |
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